STORIA DELLE STRADE IN PROVINCIA DI TERAMO
LETTURE tratte dalla Relazione dell’Ing. GAETANO CRUGNOLA [nel ritratto a fianco, Capo dell’Ufficio Tecnico dell’Amministrazione Provinciale sul finire del 1800], pubblicata in "MONOGRAFIA DELLA PROVINCIA DI TERAMO", Teramo, Giovanni Fabbri Editore , 1893, Vol. III° , cap. XXIII – [opera recentemente ed integralmente ristampata, in copia anastatica, dalla Amministrazione Provinciale di Teramo]. |
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In
quell’epoca la viabilità era perfettamente nulla; al di fuori delle strade
che avevano lasciate i Romani, e di cui non rimaneva si può dire che la
memoria, non si era fatto altra costruzione, anzi siccome il mantenimento di
quelle strade era stato completamente trascurato, così non esistevano più come
vere strade rotabili, ma come tracce delle medesime; nel Medio Evo poi si era
perduto l’uso della ruota e non si sentiva perciò il bisogno delle vie
rotabili….
Le
comunicazioni erano quindi difficilissime ed avevano luogo per vie mulattiere o
per sentieri; il commercio, privo di questa leva potente, non poteva fiorire, ed
i prodotti nostri si consumavano e si sperdevano sopra luogo. Egli è così che
tanta ricchezza giaceva senza valore.
Le
principali comunicazioni avevano luogo fra: Teramo e Penne, e al di là per S.
Valentino; indi fra Teramo e Giulia; Teramo e Campli; Teramo–Notaresco-Atri.
Delle
strade romane non esistevano nella provincia vere vie consolari o militari, ma
solo diramazioni o prolungamenti delle medesime.
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Periodo
dal 1817 al 1860
La
strada fu votata con decreto sovrano del 7 marzo 1816, ed i lavori subito
iniziati. Non devesi però credere che si siano votati tutti i fondi necessari
al suo compimento, no; si approvava volta per volta, e tratto per tratto;
cosicchè la costruzione iniziata nel 1817, fu ultimata il 1847, ossia 30 anni
dopo. I ponti non si fecero che tardi, per cui, benché carrozzabile, non lo era
in tutto il suo percorso; ma gli abitanti d’allora, che erano rimasti per
tanti anni privi di ogni strada, si stimavano già felici di avere ottenuto
qualche cosa, a tal segno che dal Consiglio provinciale chiedevasi
l’ultimazione di varie strade anche senza la costruzione dei ponti. Questa
circostanza sembrò strana financo allo stesso re di Napoli, che, visitando una
volta la Provincia, manifestò la sua meraviglia di vedere strade e fiumi senza
ponti.
Per
dare un’idea di quello che era la viabilità in quell’epoca citeremo una
parte di una deliberazione (7 maggio 1827), del Consiglio provinciale:
"L’antica strada da Teramo a Giulia può dirsi che più non esista
all’uso dei trafficanti; ed è inatta al transito degli animali; appena
permette di essere percorsa a piedi; conviene rimontare con fatica e pericoli
l’incomodo letto del Tordino; scabro per passi arenosi e costantemente
ineguali, difficili per l’abbondanza delle pietre; pericoloso per
gl’incessanti e sempre crescenti volumi d’acqua che vi immettono altri
rapidi torrenti."
Dei
due ponti più importanti di questa strada, solo quello sul Vezzola fu terminato
nel 1847, contemporaneamente alla strada medesima; l’altro sul Fiumicino venne
appena iniziato nel 1851, portato a compimento nel 1860 e chiamato FERDINANDO in
omaggio al sovrano d’allora. Con quest’opera si può considerare che la
strada sia stata finita. Si adoperarono i fondi provinciali, oltre a quelli
provenienti da una tassa speciale del 2 per cento messa sui negozianti.
Con
real decreto del 7 agosto 1857, la strada venne dichiarata regia e quindi la sua
manutenzione messa a carico del Governo…..
La
strada fu votata con decreto sovrano del 7 marzo 1816,
[contemporaneamente alla Teramo Giulianova],
ed i lavori subito iniziati, durarono 10 anni.
Nel
1822, vale a dire 6 anni dopo che si erano cominciati i lavori, la strada si
trovava costruita nei tratti dal Vomano al fiume Tronto, dall’osteria di
Calvano a S. Stefano, e per due miglia nel tratto da Salino a Pescara.
Ad
opera finita mancavano però tutti i ponti principali, poiché non si
costruivano che quelli di poco costo e ritenuti indispensabili, mentre per gli
altri sui torrenti Vibrata, Tordino, Vomano, Piomba, Cerrano e Salino dicevasi
che i ponti di fabbrica non erano adattabili, e quelli in legno non convenivano,
perché avrebbero importato somme troppo considerevoli, per non durare più di
30 anni. Ed invano il Consiglio provinciale d’allora si occupava annualmente
di questa quistione e annualmente presentava preghiere al Governo perché si
costruissero i detti manufatti; essi rimasero ognora un pio desiderio, e tutto
il transito di quella strada dovette sempre passare i massimi fiumi a guado,
fino a che non si costruirono i ponti della ferrovia sui quali ora transita la
strada carreggiabile. A mala pena si poté ottenere un ponte di legname sul
Salinello; e sul Tronto, difficile a guadarsi, si costruì nel 1822, per conto
del Tesoro un ponte a battelli, spendendovi annualmente circa 500 ducati. Basta
riflettere sull’esiguità di questa somma per avere un’idea del tempo che
richiedevano le opere d’allora per essere costruite.
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Da
Montorio alle capanne dell’Ortolano
(confine colla Provincia di Aquila). [e’
la Montorio - passo delle Capannelle, fino all’attuale paese di Ortolano]
La
strada all’uscita del paese di Montorio attraversa il Vomano sopra un’antico
ponte ad una sola arcata di metri 16, gittato fra due scoscesi dirupi e si
insedia sulla sponda destra di questo torrente che percorre per lunghissimo
tratto, quattro quinti circa della lunghezza totale, mantenendo la direzione dal
nord a sud-ovest; poi ripassatolo nella località detta Paladini si sviluppa
sulla sinistra fino al confine della provincia. La sua esposizione è di
nord-est fino a Paladini e dopo di sud-est.
La
strada in tutto questo tratto ha un carattere veramente alpino; si svolge fra i
due versanti della valle così ristretta da sembrare una lunghissima gola,
tagliata a mezza costa in una ripidissima falda che si eleva a monte solcata da
numerosi fossi e torrenti, brulla e direi orrida, a valle continuamente
sostenuta da muri, parte a secco e parte in calce, quasi ad impedirle di
precipitare nel sottoposto burrone, in fondo al quale corrono spumanti e
rumorose le acque del Vomano.
Non
un tratto in pianura, non un campo coltivato, dovunque rocce erte e nude,
macigni che sembrano minacciare il viaggiatore, qua e là poche piante, avanzo
di una vegetazione boschiva lussuriosa, che formava un tempo la ricchezza di
questi siti.
La
linea, mantenendosi ad un’altezza variabile dai 15 ai 30 m. sul letto del
torrente, ne segue continuamente il corso, dal quale non può allontanarsi per
la ristrettezza della valle, ne contorna quindi tutti i gomiti, s’interna nei
rientramenti laterali da dove il Vomano riceve i propri tributari, ed offre così
un aspetto veramente pittoresco e nella sua orrida grandiosità maestoso.
Da
questo breve cenno facilmente si arguisce quanto difficile dovette esserne la
costruzione, il che scusa in parte i lunghi anni impiegati nella medesima;
incominciata nel 1867 in base alle leggi del 24 maggio 1863 e 17 maggio 1865, un
primo tronco (12600 metri) fu collaudato nel 1876, l’altro da Badipetto al
fosso dell’Ortolano, fu iniziato nel 1871, alla fine del 1874 si dovettero
sospendere i lavori per divergenze insorte coll’impresa; vennero ripresi poco
appresso. Al presente i lavori [siamo
nel 1893] si
possono però ritenere quasi ultimati, salvo poche cose che rimangono negli
ultimi 4290 metri, e che dentro l’anno 1893 saranno finite, anzi il tratto
fino a Paladini, ossia per altri 7510 metri, trovasi già aperto al carreggio e
mantenuto in via provvisoria.
Ad
onta di tutte queste difficoltà la strada ha un andamento regolare assai;
cammina quasi sempre nella direzione di occidente; fa qualche risvolta un po’
risentita, ma le pendenze non sono straordinarie. …….. Cio’ dimostra
quanto la strada sia comoda, sebbene abbia, come già si disse, i caratteri di
una vera strada alpina.
I
lavori eseguiti furono però considerevoli, le frane da vincersi numerose,
alcune gigantesche, costituite generalmente da una congerie di macigni e massi,
antichi depositi alluvionali posantisi sopra sottili strati di argilla che,
sciogliendosi colle acque danno luogo a scoscendimenti spaventevoli. La
lunghezza totale della strada è di metri 24400,00 , …. La sua larghezza è di
metri 6,50 di cui metri 4,50 destinati al carreggio. Parte dalla quota 260 metri
del livello del mare e raggiunge la sua altitudine massima (metri 1000) nel
punto dove abbandona la nostra provincia per entrare in quella di Aquila.
Nel
suo percorso non attraversa alcun paese, non incontra una casa, per cui si
dovettero costruire delle case cantoniere pel servizio della manutenzione.
Avvicina
però gli abitati di Cusciano, Poggio Umbrico, Fano Adriano, di Senarica, di
Nerito e di Tottea, i quali si trovano sulla cima dei due versanti della
vallata.
Tocca
i territori dei comuni di Montorio, Tossicia, Fano Adriano, Crognaleto e
Cerqueto.
I
terreni attraversati sono costituiti da rocce arenarie e calcare compatto,
ricoperte da conglomerati brecciosi di recente formazione.
Passa
diversi corsi d’acqua (Arola, S. Nicola, Piaganini, Arno, Senarica) con ponti
ad una luce, parecchi dei quali formati da un’arcata di m. 16,00; il Vomano lo
scavalca due volte, una prima in vicinanza di Montorio con un ponte ad
un’arcata a tutto sesto di metri 16 di corda, e una seconda presso i
Paladini…
E’
una strada vagheggiata già’ da moltissimi anni, alla quale si prediceva uno
splendido avvenire, e da cui si speravano e si sperano tuttavia, ricchezze
considerevoli [scriveva
nel 1893 l’ing. Crugnola], ma
che in realtà non ha l’importanza che le si è voluto attribuire. Per vero
attraversa tutta la parte montuosa della provincia fra Valle Castellana e Rocca
S. Maria e va a riunirsi colla strada provinciale Aquila-Ascoli, per cui una
volta ultimata servirà di naturale congiungimento fra le tre provincie, ed in
ciò solo vuolsi riconoscere la sua importanza, mentre invece quella che si
aspettava dalla facilità con cui si potranno allora esportare i legnami di quei
boschi a cui si accede e in parte attraversa, non è che fittizia per ragioni
che non è necessario qui di ricordare.
La
strada fu dichiarata di prima serie colla legge del 30 maggio 1875 e si
costruisce a cura del Governo; tre tronchi, ossia 30226 metri sono ultimati, e
furono già consegnati alla provincia.
Si
stacca dalla Penne-Ascoli nell’immediata vicinanza della porta S. Giorgio di
Teramo, ed incomincia subito a salire il contrafforte che separa le due vallate
del Tordino e della Vezzola, e che a congiungersi alla catena del Gran Sasso
alle origini del Castellano.
In
tutto il suo sviluppo sale continuamente con pendenze che generalmente variano
fra il 3 ed il 6% e che qualche rara volta sono inferiori. Tocca Torricella
Sicura a chilometri 6,500 circa da Teramo ed alla quota 440 m. Poi a mezza costa
continua a salire sul colle S. Nicolao e pel ripiano di S. Rocco e la taverna di
Gabbiano arriva con due rampe all’altipiano di S. Stefano; quivi piegando
prima a sud e poi a nord-ovest gira il colle fino alla sella detta Colle di Fano,
dove ha termine il secondo tronco, all’altitudine di m. 870.
Continuando
a salire passa per punto obbligato di sella Ginepro fino alla taverna Giansone,
dove con una contropendenza valica la sella della Cona Faieti a metri 938, per
poi elevarsi all’altipiano della Scaletta di Fustagnano in cui tocca
l’altitudine di metri 1065. Di qui avrebbe potuto continuare elevandosi, ma
bisognava attraversare alcuni burroni, per evitare i quali la strada scende alla
sella sopra Villa Ciarelli, indi ricomincia di nuovo a salire, raggiunge il
casolare di Paranisi, poi l’Ara Martese a metri 1208, indi a Pratatone [oggi Ceppo], per poi discendere a Pietralta (quota
1050 metri), raggiungendo così il valico del contrafforte appennino che separa
le provincie di Ascoli e di Teramo.
Da
Pietralta discende sempre, passando per Morica, fino al confine ascolano dove
continua per atri 12 chilometri fino a S. Maria del Tronto, punto d’innesto
colla provinciale Aquila-Ascoli.
Le
pendenze anche in questa tratta da costruirsi, variano fra 0,98 e 6,00 per
cento, ma in generale si mantengono al disopra del 3 per cento; è quindi una
strada faticosissima. Se si eccettua il primo tronco fino a Torricella, nel
rimanente passa per siti inospiti dove il viaggiatore non trova ricovero,
cosicché si è dovuto costruire una casa cantoniera per servizio della
manutenzione, e ne occorreranno altre prima che l’opera sia finita.
Nel
suo percorso passa pei territori di: Teramo, Torricella Sicura, Cortino, Rocca
S. Maria e Valle Castellana.
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Strada da Penne ad Ascoli per Teramo [è l’attuale S.
S. 81 Piceno-Aprutina] |
Si
sviluppa tutta sui contrafforti appennini che staccandosi ad oriente dal nodo
del Gran Sasso d’Italia, separano rispettivamente le valli dei torrenti: Fino,
Piomba, Vomano, Tordino, Vezzola, Salinello, Vibrata e Tronto. Il suo andamento
è quasi parallelo allo spartiacque della catena del Gran Sasso , tenendosi ad
egual distanza circa tra questi e la marina adriatica.
Da
ciò si scorge che la strada deve essere molto tormentata, dovendo attraversare
tante valli e tante colline che le separano; è una strada di montagna per
eccellenza. Fu classificata fra le provinciali di 2° serie da costruirsi a cura
dello Stato con la legge 27 giugno 1869; in quell’epoca però si trovavano già
ultimati 2 chilometri fatti dalla Provincia in vicinanza a Teramo, e 10 iniziati
fino al podere Dottorelli circa; alcuni lavori di poco momento erano pure stati
eseguiti nel tronco vicino a Penne. Nel 1872 vi mise mano il Governo dividendo
tutta la linea in varî tronchi l’ultimo dei quali fu ultimato nel 1880.
Ha
origine nella città di Penne all’altitudine di metri 390, e serpeggiando sul
versante nord dello spartiacque fra il bacino del Tavo e quello del Baricello
affluente del Fino, discende a mezza costa, passa il Baricello e risale
penosamente sul versante opposto, la cui sommità varca al Colle del Nibbio (a
metri 250 sul livello del mare), donde con lieve declivio discende sulle coste
della sponda destra del Fino, rimontandone poi il corso fin sotto Castiglione
Messer Raimondo, dove lo attraversa sopra un bellissimo ponte di 5 arcate. La
lunghezza di questo primo tratto è di metri 16977; dei quali 12189 in discesa a
pendenza varia non superiore però al 5% e 3788 in salita dal 3 al 5%; il
rimanente orizzontale.
Passato
il Fino si volge a nord e sormonta faticosamente le alture di
Montefino (metri
360); svolta quindi a maestro ed entra nella valle del torrente Piomba il cui
corso risale sulla sponda destra in contropendenza, attraversandolo sotto il
Colle di Cellino; ascende questo con molte risvolte, tocca quasi l’abitato a
m. 450 d’altitudine, risale quindi il corso del Piomba sulla sinistra
mantenendosi sulle alture del monte di Scorrano che percorre a mezza costa, fino
a raggiungere l’abitato di Cermignano a m. 520 sul livello del mare; questo è
il punto di massima altitudine della strada. Da qui incomincia a discendere
nella valle del Vomano con direzione nord-ovest, dapprima con leggere pendenze,
poi, dopo passato Penna S. Andrea, con varie serpentine e pendenze più forti,
finchè passato il Rio arriva al Vomano che scavalca sopra un grazioso ponte a 7
arcate all’altitudine di metri 130, la più bassa di tutto il percorso.
La
lunghezza di questo di questo secondo tronco è di metri 35639, nel quale le
salite si alternano continuamente colle discese; la pendenza però resta
dappertutto nei limiti del 5%.
Dalla
vallata del Vomano la strada passa in quella del Tordino arrampicandosi sulle
falde dei colli che la dividono da quella del Triogno, raggiungendone il
displuvio presso le origini del torrente Cerreto a m. 370 sul livello del mare,
e discendendo sulla destra della medesima, attraversa il fiume nell’immediata
vicinanza di Teramo dove giunge all’altitudine di 250 metri.
Da
Teramo piega verso nord e per un bellissimo viale rimonta sulla sponda destra il
corso del Vezzola che attraversa all’altitudine di metri 300 a circa 2
chilometri da Teramo; seguita in salita sino alla sommità delle colline che ne
separano il corso da quello del Venacorvo.
Discende poi sulla destra di questo
burrone, lo attraversa sopra un ponte di 3 archi pittoresco assai nelle strette
di Putignano; ripiega a tramontana risalendo il corso del fosso S. Stefano fino
alle origini. Da questo punto fino al confine colla provincia di Ascoli-Piceno
la strada seguita con alternativo andamento ora in salita, ora in discesa
attraversando successivamente i torrenti: Fiumicino, Bianco, Garrufo, Salinello
e Vibrata, e superando la vetta delle alture rispettivamente interposte tra
quelli.
Ha
direzione pressocchè a tramontana sino al Salinello che incontra ala base del
colle di Civitella del Tronto, ed a maestro da questo punto fino al termine. La
lunghezza di questo ultimo tronco dal Vomano al confine ascolano è di metri
38218; il punto di massima altitudine nel displuvio fra il fosso S. Stefano ed
il Salinello a metri 496. La lunghezza totale della strada viene così ad essere
di metri 90834.
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Prossimamente
potrebbe essere inserito il tratto:
da
Teramo a Montorio; |
Se si dovesse riscontrare un certo interesse, si potrà
includere, in questo documento, qualche altro tronco stradale storico compreso
nel territorio della Provincia di Teramo.
Ing. Lucio De Marcellis