notizie storiche tratte dalla relazione dell’ing. GAETANO CRUGNOLA pubblicata nella "MONOGRAFIA DELLA PROVINCIA DI TERAMO", Teramo, Giovanni Fabbri Editore, 1893, Vol. III, cap. XXIII
[L'opera è stata recentemente ristampata integralmente, dall'Amministrazione Provinciale di Teramo] |
Gaetano Crugnola, Capo dell’Ufficio Tecnico dell’Amministrazione Provinciale sul finire del 1800 |
Da MONTORIO alle CAPANNE DELL'ORTOLANO [è l'attuale tracciato della Strada maestra del Parco, nel tratto da Montorio a Ortolano] "... La costruzione della strada fu iniziata dal governo borbonico. Nel 1846 con sovrano decreto ordinavasi di aprire un tracciolino da Montorio all'Ortolano per ivi raggiungere la strada per Aquila, che si sarebbe costruita dalla provincia consorella. I lavori pel tracciolino furono effettivamente incominciati l'anno seguente, ed ultimati nel 1855, nel quale si diè pure mano ai lavori per la continuazione della strada, che doveva eseguirsi come il tracciolino coi fondi governativi, perchè si ritenne strada regia. Se non chè i fondi vennero subito a mancare ed i lavori rimasero sospesi nel 1856.Dopo l'Unità d'Italia, furono stanziati ulteriori fondi governativi per il suo completamento". Nella sua relazione pubblicata nel 1893 l'ing. Crugnola scrive che "la sua importanza apparisce chiaramente quando si considera che dopo di avere attraversata la provincia nostra, entra in quella di Abruzzo ultra II°, toccando la città capoluogo Aquila, poi attraversa quella del Molise, entra nella Terra di lavoro e va a finire a Sparanise..." La relazione continua con la seguente descrizione tecnica dettagliata: "La strada all’uscita del paese di Montorio attraversa il Vomano sopra un’antico ponte ad una sola arcata di metri 16, gittato fra due scoscesi dirupi e si insedia sulla sponda destra di questo torrente che percorre per lunghissimo tratto, quattro quinti circa della lunghezza totale, mantenendo la direzione dal nord a sud-ovest; poi ripassatolo nella località detta Paladini si sviluppa sulla sinistra fino al confine della provincia. La sua esposizione è di nord-est fino a Paladini e dopo di sud-est.
La strada in tutto questo tratto ha un carattere veramente alpino; si svolge fra
i due versanti della valle così ristretta da sembrare una lunghissima gola,
tagliata a mezza costa in una ripidissima falda che si eleva a monte solcata da
numerosi fossi e torrenti, brulla e direi orrida, a valle continuamente
sostenuta da muri, parte a secco e parte in calce, quasi ad impedirle di
precipitare nel sottoposto burrone, in fondo al quale corrono spumanti e
rumorose le acque del Vomano.
Non un tratto in pianura, non un campo coltivato, dovunque rocce erte e nude,
macigni che sembrano minacciare il viaggiatore, qua e là poche piante, avanzo di
una vegetazione boschiva lussuriosa, che formava un tempo la ricchezza di questi
siti.
La linea, mantenendosi ad un’altezza variabile dai 15 ai 30 m. sul letto del
torrente, ne segue continuamente il corso, dal quale non può allontanarsi per la
ristrettezza della valle, ne contorna quindi tutti i gomiti, s’interna nei
rientramenti laterali da dove il Vomano riceve i propri tributari, ed offre così
un aspetto veramente pittoresco e nella sua orrida grandiosità maestoso.
Da questo breve cenno facilmente si arguisce quanto difficile dovette esserne la
costruzione, il che scusa in parte i lunghi anni impiegati nella medesima;
incominciata nel 1867 in base alle leggi del 24 maggio 1863 e 17 maggio 1865, un
primo tronco (12600 metri) fu collaudato nel 1876, l’altro da Badipetto al fosso
dell’Ortolano, fu iniziato nel 1871, alla fine del 1874 si dovettero sospendere
i lavori per divergenze insorte coll’impresa; vennero ripresi poco appresso. Al
presente i lavori
[siamo nel 1893]
si possono però
ritenere quasi ultimati, salvo poche cose che rimangono negli ultimi 4290 metri,
e che dentro l’anno 1893 saranno finite, anzi il tratto fino a Paladini, ossia
per altri 7510 metri, trovasi già aperto al carreggio e mantenuto in via
provvisoria.
Ad onta di tutte queste difficoltà la strada ha un andamento regolare assai;
cammina quasi sempre nella direzione di occidente; fa qualche risvolta un po’
risentita, ma le pendenze non sono straordinarie. …….. Cio’ dimostra quanto la
strada sia comoda, sebbene abbia, come già si disse, i caratteri di una vera
strada alpina.
I lavori eseguiti furono però considerevoli, le frane da vincersi numerose,
alcune gigantesche, costituite generalmente da una congerie di macigni e massi,
antichi depositi alluvionali posantisi sopra sottili strati di argilla che,
sciogliendosi colle acque danno luogo a scoscendimenti spaventevoli. La
lunghezza totale della strada è di metri 24400,00 , …. La sua larghezza è di
metri 6,50 di cui metri 4,50 destinati al carreggio. Parte dalla quota 260 metri
del livello del mare e raggiunge la sua altitudine massima (metri 1000) nel
punto dove abbandona la nostra provincia per entrare in quella di Aquila.
Nel suo percorso non attraversa alcun paese, non incontra una casa, per cui si
dovettero costruire delle case cantoniere pel servizio della manutenzione.
Avvicina però gli abitati di Cusciano, Poggio Umbrico, Fano Adriano, di Senarica,
di Nerito e di Tottea, i quali si trovano sulla cima dei due versanti della
vallata.
Tocca i territori dei comuni di Montorio, Tossicia, Fano Adriano, Crognaleto e
Cerqueto.
I terreni attraversati sono costituiti da rocce arenarie e calcare compatto,
ricoperte da conglomerati brecciosi di recente formazione. Passa diversi corsi d’acqua (Arola, S. Nicola, Piaganini, Arno, Senarica) con ponti ad una luce, parecchi dei quali formati da un’arcata di m. 16,00; il Vomano lo scavalca due volte, una prima in vicinanza di Montorio con un ponte ad un’arcata a tutto sesto di metri 16 di corda, e una seconda presso i Paladini con altro ponte di 3 archi a sesto ribassato…"
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