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Sull’opportunità di una pista ciclabile TERAMO-MARE
Prime riflessioni su benefici e costi Di getto provo ad evidenziare quali siano i bisogni della collettività che potrebbero essere soddisfatti dalla realizzazione di un collegamento ciclabile tra Teramo e il mare o più in generale tra i percorsi ciclabili montani e le costituende piste litoranee. I benefici che la comunità può trarre da una tale opera pubblica sono l’ampliamento dell’offerta turistica e di infrastrutture sportive, nonché il miglioramento della mobilità, in particolare della città di Teramo. Nelle argomentazioni conclusive si sintetizza quanto esposto in alcune indicazioni di tipo operativo.
AMPLIAMENTO DELL’OFFERTA TURISTICA E DI INFRASTRUTTURE SPORTIVE. Una eventuale pista ciclabile fungerebbe da raccordo tra le costituendi piste ciclabili regionali sul mare adriatico e i percorsi pedemontani e montani dei parchi, attualmente non allestiti ma già fruibili dal cicloamatore in quanto non particolarmente frequentati da automezzi. Tale realizzazione contribuirebbe anzitutto a far convergere gli attuali flussi turistici dalla costa verso l’interno della provincia alla scoperta della fascia collinare e dei parchi costituendo un volano allo sviluppo turistico dell’entroterra e contribuendo quindi al riequilibrio del territorio. Si amplierebbe, in tal modo, l’offerta turistica della provincia e della regione rispondendo alla domanda, in continua crescita, di turismo lento cioè di un turismo che permetta la conoscenza riflettuta dei luoghi. Domanda che attualmente ancora non trova risposte adeguate in Italia centrale non essendo collegate in rete le piste ciclabili esistenti. Utilizzando la bicicletta per tour di più giornate (dal fine settimana alla decina di giorni), ed eventualmente alternando e integrando gli spostamenti in bici con l’uso del treno (linea Teramo-Giulianova – costa ), il cicloamatore potrà apprezzare il territorio con le sue bellezze storico-artistiche e naturalistiche, le sue peculiarità gastronomiche e culturali ecc.. Un viaggio anzitutto alla scoperta dell’ambiente fluviale e delle sue emergenze storico- naturalistiche vegetazionali: i numerosi ruderi di mulini presenti, l’ambiente fluviale e le specie vegetali, e animali ecc. Il visitatore potrà cogliere pienamente conto della biodiverità che caratterizza e rende praticamente unico il territorio della provincia di Teramo dagli ambienti marini a quelli collinari e montani. Inoltre penso all’opportunità che il turista estivo “bagnante” avrebbe di avviarsi con una comoda escursione di un paio d’ore massimo a visitare la città di Teramo e le sue unicità architettoniche e archeologiche. Una tranquilla gita in bici per una distanza di 25 km e (utilizzando eventualmente il treno per l’andata o il rientro) su un percorso quasi pianeggiante (con pendenza media dell’1%). La pista ciclabile è, inoltre, una infrastruttura sportiva a disposizione dell’intera collettività e utilizzabile a tempo pieno e non solo nella stagione turistica. Una siffatta opera andrebbe perciò ad integrare la dotazione di impianti sportivi dei Comuni attraversati.
FUNZIONE DI MIGLIORAMENTO DELLA MOBILITA’ URBANA DELLA CITTA’ DI TERAMO. Fino a una trentina di anni fa la bicicletta era uno strumento utile e conveniente per brevi spostamenti all’interno del centro urbano di Teramo. La motorizzazione di massa, l’assenza di appositi spazi protetti riservati ai cicli nonché le scelte urbanistiche che hanno preferito ad uno sviluppo urbano lungo l’asta fluviale lo sviluppo monocentrico con edificazione sempre più in alto sulle colline , hanno determinato la quasi scomparsa dell’uso della bici come strumento di mobilità. In attesa che lo sviluppo tecnologico metta a disposizione bici a pedalata assistita sempre più idonee ed economiche , utilizzabili nei quartieri collinari, è possibile recuperare la percorribilità alle bici, del fondovalle cioè dal quartiere Cona, attraverso il centro fino a S. Nicolò e l’area industriale. All’interno di queste zone per percorsi verso il centro antico i tempi di percorrenza con la bici possono essere competitivi con i tempi che si impiegano per lo spostamento in auto, il relativo parcheggio- spesso ai margini del centro- e lo spostamento a piedi dal parcheggio fino al luogo di destinazione. Ad esempio stimo che un impiegato recandosi a lavoro, impieghi una trentina di minuti a percorrere a passo non sostenuto i 7 km di distanza che dividono la frazione di S. Nicolò a Tordino dal centro. Pertanto ritengo che la realizzazione di una pista ciclabile, adeguatamente collegata all’edificato, possa contribuire, sia pur in misura limitata ma non trascurabile, alla decongestione del traffico urbano veicolare. CONCLUSIONI Le argomentazioni di cui sopra delineano alcune indicazioni e spunti di tipo programmatico e progettuale . In primo luogo appare chiaro che un tale opera possa nascere solo da un accordo integrato di diversi soggetti interessati. Anzitutto gli enti locali (Regione, Provincia, Comuni interessati), ma anche altre amministrazioni pubbliche (Forestale, Prefettura, Sopraintendenza, Demanio, Ministero delle Infrastrutture ecc) e consorzi privati (Nucleo industrializzazione, privati proprietari) ecc. Tali soggetti andrebbero coordinati, raccordati da un ente sovracomunale (ad es. Regione o Provincia) soprattutto in fase di programmazione e progettazione . Altro aspetto da non sottovalutare in sede operativa per non vanificare l’opera sono le connessioni tra il percorso principale da realizzare sull’asse del basso Tordino e le ramificazioni. esistenti Ritengo sia indispensabile prolungare la ciclabile un po’ oltre la città di Teramo come già programmato dall’Amministrazione Comunale - sulle aste fluviali del Tordino, del Vezzola (ed eventualmente del Fiumicino) per collegarsi agevolmente alle stradine verso Cortino, Montorio al Vomano, ovvero verso il Ceppo e i Monti Gemelli ecc. onde completare il raccordo ciclabile tra mare e montagna e costituire una rete di piste ciclabili proponibile, a livello internazionale, come circuito turistico . È auspicabile, inoltre, il collegamento con i percorsi agrituristici della fascia collinare, peraltro già esistenti nella zona alle spalle del paese storico di Giulianova, oltre che, naturalmente con la pista in fase di realizzazione lungo il mare adriatico da Martinsicuro a Vasto. Per non limitare i benefici effetti sulla mobilità urbana occorre porre particolare cura nella progettazione delle quote del percorso ciclabile di collegamento tra l’edificato e la quota del fiume e quindi della pista. Tale ostacolo andrebbe mitigato sia attraverso un attenta progettazione della quota dei percorsi sia, ove possibile e conveniente, cioè a ridosso del centro storico di Teramo, attraverso l’utilizzo degli ascensori, peraltro già esistenti nei mega parcheggi. In conclusione ritengo che, nella società civile, stia emergendo il bisogno di realizzare un tracciato ciclabile sull’alveo del basso corso del fiume Tordino. Tale necessità dovrà essere oggetto di valutazione da parte delle rappresentanze politiche e sociali e trovare risposta in tempi sicuramente non lunghi anche utilizzando canali di finanziamento specifici già esistenti. I costi dell’opera in questione potrebbero essere limitati se viene data priorità all’intervento economico, funzionale di collegamento . Una semplice stradina realizzata con materiali poveri che riconnetta percorsi già esistenti inanellando, comunque, le emergenze storico-architettoniche ed ambientali presenti sull’asta fluviale. Ciò naturalmente non pregiudica la possibilità che, in un secondo tempo, sull’onda del successo della pista si decidano interventi migliorativi ai margini del tracciato: bonifica fluviale, recupero ambientale e dei manufatti storici, arredo e allestimento di parchi comunali, realizzazioni di impianti sportivi. arch. Stefano Ianuarii |
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